Chi è senza peccato scagli la prima pietra. Siamo oneste. Dai, in confidenza. Fuori il rospo. OK inizio io.
Anche a me è successo. Eccome se mi è successo di essere preda dell’INVIDIA. Soprattutto tra l’adolescenza ed i 20 anni.
Quando ero ragazzina, la vivevo come fosse una competizione costante, soprattutto dal punto di vista fisico. Le gambe corte, l’addominale pervenuto solo a metà, la fisicità da bambina. Questo continuo confronto malsano con le mie coetanee, non ha fatto altro che minare un po’ alla volta la stima in me stessa ed ha innescato quel meccanismo di ricerca forzata dei difetti dell’altro, dell’errore dell’altro, per compensare il fatto che io non mi sentissi all’altezza della situazione.
Riflettendoci mi viene da pensare che forse, sia un sentimento che almeno una volta nella vita dobbiamo provare, per capire quanto ci può nuocere e acquisire consapevolezza di se stesse. Una sorta di prova del fuoco dell’adolescenza, per poter diventare donne consapevoli.
Ma cosa succede quando questo meccanismo non si disinnesca? Ne escono adulte insicure, inclini al lamento costate, pronte a mettere in discussione i meriti di chi conosciamo senza farci il minimo scrupolo. Quanto abbia faticato la persona in questione per raggiungere l’obiettivo non è di alcun interesse, è scontato che in qualche modo abbia fatto qualcosa di sporco per essere li.
La battuta tagliente sempre sulla punta della lingua, da indirizzare alla preda prescelta, ma mai disposte a mettersi in discussione.
Anni fa, ho deciso che così per me proprio non è vita. E’ prigione. Mascherata da qualcos’altro ma pur sempre prigione.
La cosa buffa, è che mi sono resa conto di quanto sia fastidioso questo atteggiamento, quando ne sono diventata “vittima”. Di battute sterili e cattive. Fatte con il mero scopo di punzecchiare e godere di questo.
Non mi sto mettendo l’aureola, anche a me è capitato e qualche volta ancora mi capita di sentir divampare il fuoco della “battuta facile”. Ma non è giusto. Se è ingiusto quando colpisce me, allora è ingiusto anche all’inverso.
“L’invidia è una brutta bestia” mi diceva sempre la mia nonna. Perché ti corrode un po’ alla volta e non ti permette di gioire dei tuoi traguardi perché sei troppo preoccupata a guardare quelli che raggiungono gli altri.
Il punto è cambiare approccio. Diciamocelo che siamo state brave quando davvero ci siamo sudate quello per cui stiamo lottando e ammettiamo che avremmo potuto fare di più quando sappiamo di non esserci fatte in quattro per qualcosa. Stringere la mano a chi è stato più bravo non ha mai ucciso nessuno. Può essere una spinta per fare meglio o magari per capire che quella cosa davvero non fa per noi.
Io per esempio non sono una cima nei dolci. Ormai lo sapete.
Però di questa TORTA DI CACHI VARIEGATA AL CACAO sono orgogliosa. Perché è bello. Perché ho avuto la pazienza di aspettare che si raffreddasse e non l’ho spezzato in 2 come al solito. Perché la foto ci ho messo un casino a farla, ma porca paletta mi piace un casino. Perché ho trovato il modo di mangiare i cachi di cui amo il sapore ma non la consistenza. Perché è buono.
La canzone che vi consiglio di ascoltare mentre preparate questo piatto è Bocca di Rosa di Fabrizio De Andrè
TORTA AI CACHI VARIEGATA AL CACAO (ricetta vegan e senza lattosio)
Ingredienti
- 400 gr di polpa di cachi (3 cachi medi)
- 100 gr di zucchero di canna integrale
- 100 gr di farina integrale
- 100 gr di farina Manitoba
- 20 ml di olio di riso
- 80 ml di latte di riso
- 8 gr di lievito per dolci
- 1 cucchiaio di cacao amaro
- 1 cucchiaino di pasta di vaniglia
Preparazione
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Mettete i cachi nel mixer e frullate per qualche secondo in modo da rendere liscia la polpa. Unite l’olio il latte la vaniglia e lo zucchero e mescolate ancora 30 secondi.
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A questo punto unite le farine ed il lievito. Mescolate per 1-2 minuti. Dividete il composto in 2 ciotole. In una delle 2 aggiungete il cacao amaro. Accendete il forno a 160° e oliate ed infarinate leggermente la teglia.
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Con un po’ di pazienza versate nella teglia i due impasti alternando un cucchiaio di impasto ai cachi ad un cucchiaio di impasto variegato a cacao. Procedete in questo modo finché non avrete terminato l’impasto (così otterrete al venatura).
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Battete la teglia sul tavolo per far scendere l’impasto ed infornate per 45 /50 minuti.
Lasciate raffreddare e sformate.